Anche se non mi ami più, lasciati amare”: caratteristiche psicologiche della dipendente affettiva.
La dipendenza affettiva è un fenomeno di cui si sente sempre più spesso parlare.
In altri articoli ho descritto i sintomi della dipendenza affettiva (https://psicobologna.it/caratteristiche-e-trattamento-della-dipendenza-affettiva/)
Ho parlato anche delle dinamiche di coppia disfunzionali che caratterizzano le dipendenti affettive (https://psicobologna.it/il-mio-ragazzo-e-un-narcisista/) e descritto anche il fenomeno declinato al maschile (https://psicobologna.it/uomini-che-amano-troppo/).
In questo articolo proverò a rappresentare quali sono le caratteristiche psicologiche della dipendente affettiva o le predisposizioni che possono più facilmente portare a sviluppare questo tipo di dipendenza.
Cosa dicono le neuroscienze
Le neuroscienze hanno studiato questa problematica e hanno riscontrato, in chi soffre di dipendenza affettiva, alcuni deficit emotivi.
In particolar modo risulta compromessa la capacità di mentalizzare i propri stati interni, la cosiddetta “funzione riflessiva”[1]. Questo significa che manca o è carente la capacità di costruire delle rappresentazioni dei propri sentimenti, emozioni e pensieri. La persona non è quindi capace di regolare le proprie emozioni attraverso il pensiero e ha bisogno di scaricare le tensioni interne attraverso comportamenti impulsivi.
Cosa è andato storto?
La funzione riflessiva si costruisce nello scambio con il genitore, che letteralmente “presta” la sua mente al bambino e gli insegna a rappresentarsi e a riconoscere i pensieri, i sentimenti e le emozioni. In questo caso invece, un genitore carente da questo punto di vista ha fallito in tale compito. Il bambino non è quindi riuscito a costruire la propria mente, rimanendo focalizzato solamente sui bisogni o desideri del genitore.
Cosa comporta tutto questo?
Nelle relazioni sane, i partner non hanno bisogno che l’altro ci sia fisicamente per sapere di essere amate e la presenza può essere percepita anche a livello mentale e di pensiero.
Nella dipendente affettiva invece la presenza fisica dell’altro risulta fondamentale per poter percepire la sua vicinanza. La lontananza fisica diventa qualcosa di intollerabile: la paura è di perdita totale dell’altro se non lo vedo e di essere dimenticate se l’altro non ci vede. Questo ovviamente genera stati di ansia, paura e vero e proprio panico.
La regolazione delle emozioni
La dipendente affettiva non riesce ad entrare in contatto con il proprio mondo interno perché ha paura di contattare l’angoscia e il senso di vuoto di cui è popolato.
Si coinvolge quindi in relazioni altamente caotiche, che comportano un’altalena di emozioni che hanno la funzione di spostare l’attenzione verso l’esterno. L’altro diventa quindi il fulcro attorno a cui regolare i propri stati emotivi. Ha bisogno di emozioni forti per pensare che valga la pena vivere e pensa che solo l’altro possa fornirgliele.
Troppa empatia
L’empatia è la capacità di porsi nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona, pur mantenendo la capacità di riconoscersi come diversi dall’altro.
Nella dipendente affettiva invece si perde questa capacità, non riesce più a percepirsi come separata dal partner, vivendo una sorta di “contagio mentale”. Inoltre, è bravissima a riconoscere le emozioni e gli stati d’animo dell’altro, ma è del tutto impreparata a cogliere le proprie emozioni e i propri desideri.
Quali origini ha la dipendenza affettiva?
Questo disturbo ha origine nel passato affettivo e relazionale. Soprattutto rispetto al rapporto instaurato nell’infanzia con i genitori.
I bambini che svilupperanno questo disturbo sono stati, probabilmente, bambini i cui bisogni non venivano soddisfatti. Hanno così dovuto imparare ad adattarsi e a limitare le proprie richieste. Questo porta il bambino a pensare che i propri bisogni non hanno poi così tanta importanza o di non meritare di essere amati.
Da adulti diventeranno facilmente persone che dipendono dagli altri per stare bene e per risolvere i propri problemi.
Bambini invisibili
Di solito sono bambini invisibili, “bravi bambini” in famiglie multiproblematiche. Crescono con l’idea di dover comprendere e rispondere ai bisogni degli altri per poter essere amati. Nessuno però li aiuta a capire quali sono i propri bisogni che rimangono insoddisfatti. E questo impedisce loro di sviluppare un’autonomia affettiva.
Altre caratteristiche della dipendente affettiva
Ci sono poi altre caratteristiche tipiche della dipendente affettiva:
Difficoltà a riconoscere i propri bisogni. Sono sempre secondari rispetto ai problemi del partner che assorbe tutto il loro impegno e possono arrivare a trascurare se stessi.
Percezione distorta di sé e delle proprie potenzialità: credono di poter controllare o modificare i comportamenti dell’altro con la propria forza di volontà
L’autostima dipende dall’altro: la percezione di sé e del proprio valore è condizionata dall’andamento della relazione. L’altro è la bussola che detta le regole su come comportarsi e su quali emozioni o sentimenti provare.
Se pensi di soffrire di dipendenza affettiva e vuoi fare chiarezza rispetto alla tua sofferenza o al tuo disagio non esitare a contattarmi https://psicobologna.it/contattami-psicologo-calcara-valsamoggia-d-ssa-mele-vanessa/
[1] Il concetto di “funzione riflessiva” (Fonagy et al. 1991; Fonagy, Target 2001) si riferisce a quella capacità di compiere riflessioni sul proprio e altrui comportamento tali da vedere e capire se stessi e gli altri in termini di stati mentali, cioè in termini di sentimenti, convinzioni, intenzioni e desideri.