Come riconoscere quando la paura diventa malattia


In questo articolo andremo a vedere quando la paura diventa malattia. La paura non è di per sé patologica. È un’emozione fondamentale per l’adattamento degli esseri umani e degli animali all’ambiente che li circonda.

Se non avessimo un po’ di paura non potremmo sopravvivere, perché la paura serve per affrontare al meglio certe situazioni che abbiamo riconosciuto come pericolose.

Gli esseri umani, quindi, devono avere una certa dose di paura!

Ma come riconoscere se la paura è ad un livello normale o è diventata una malattia?

La prima cosa su cui riflettere è questa: la paura come reazione normale aumenta la nostra capacità di fare fronte alle situazioni. La paura patologica, al contrario, limita o blocca la persona, che non è più in grado di affrontare la realtà che la circonda.

La domanda da porsi, per capire a che livello di gravità si colloca la malattia è: quanto la mia vita è limitata dalle mie paure?

Ci sono diversi tipi di fobie:

Dal momento che la fantasia dell’uomo è illimitata, non c’è potenzialmente limite al numero di fobie. Alcune sicuramente sono più diffuse di altre, come ad esempio la fobia dei ragni, dei serpenti, del sangue, degli spazi chiusi…

È possibile suddividere le fobie rispetto al tipo di complessità che le caratterizza:

  • le cosiddette monofobie, che riguardano esclusivamente la paura di alcune situazioni (es paura di volare, paura degli aghi, paura dei ragni…)
  • ci sono fobie più generalizzate, che coinvolgono l’individuo su più ambiti e lo bloccano rispetto a molte delle esperienze della sua vita. Possono nascere sulla base di una fobia più specifica, a partire da cui la persona innesca dei tentativi di gestione che portano a complicare il problema. Chi ne soffre sperimenta in molte situazioni la paura di impazzire, di perdere il controllo o di morire. Ad Sono un esempio di queste condizioni l’ipocondria, l’agorafobia, gli attacchi di panico. In questi casi la paura è diventata fortemente pervasiva della realtà della persona che viene limitata fortemente nella propria libertà.
  • il disturbo ossessivo compulsivo.  Questo disturbo può essere diviso in due sottotipi. Nel primo la persona è “costretta” a ripetere rituali o pensieri per proteggersi da qualcosa che può essere accaduto (come, ad esempio, disinfettarsi per evitare un contagio, pulirsi ripetutamente per eliminare lo sporco…). Nel secondo tipo invece la persona ripete in modo compulsivo rituali per evitare che accada qualcosa (ad esempio compiere rituali per evitare un incidente o evitare una sfortuna). Il problema è che questi rituali possono arrivare ad una complessità inimmaginabile e occupare moltissimo tempo. Alla fine, la ripetizione di tali sequenza spesso diventa un problema più grave e invalidante rispetto alla fobia di partenza.

Finché l’emozione della paura non blocca la persona nelle proprie possibilità non siamo di fronte ad una patologia. Quando invece tali paure limitano la persona nelle proprie esperienze ci troviamo di fronte a un disturbo che merita un’attenzione terapeutica.

Quali sono i comportamenti che fanno sì che la paura si consolidi e si possa trasformare in vera e propria patologia e quindi quando la paura diventa malattia?

  • evitare le situazioni temute porta ad aumentarne la paura e porta alla costruzione di una realtà sempre più pericolosa;
  • la richiesta di aiuto  porta ad aggravare la paura perché conferma al soggetto la sua incapacità di fare fronte alle situazioni;

Di solito questi due comportamenti si presentano costantemente nelle patologie fobiche. Se li riconosci probabilmente ti trovi all’interno di questo tipo di problema.

  • l’eccesso di controllo porta a perdere il controllo: ad esempio l’ipocondriaco accentua talmente tanto l’attenzione sui propri segnali corporei da produrre sensazioni terribili e che lo spaventano. È proprio il tentativo di controllo di funzioni corporee spontanee che le altera. Si crea così la paura di un male terribile.

Anche l’attacco di panico, patologia sempre più diffusa, si genera dal tentativo di un controllo ossessivo della propria mente e del proprio corpo. Ed è proprio questo a produrre la perdita di controllo.

Come nell’ipocondria l’attenzione era rivolta ai sintomi fisici, qui il controllo è rivolto alle proprie reazioni di paura che portano a generare i sintomi da cui si scatena il panico.

Le persone spesso provano vergogna delle proprie paure e preferiscono non parlarne. Tutti abbiamo paura di qualcosa, alcuni in modo più gestibile, altri in maniera più invalidante, e sono i casi in cui è necessaria una terapia per risolvere il problema.

Se ti riconosci in quello che hai letto può essere il momento giusto per chiedere aiuto ad uno psicologo/psicoterapeuta

Il costo più alto pagato da una persona che soffre di una fobia non è quello della terapia, ma quello esistenziale, perché la sua vita è bloccata dalla paura.

Certo è che dalle paure si può imparare e crescere. La paura può farci spingere oltre i nostri limiti se riusciamo ad affrontarla.

Come scrive G. Nardone: “Solo chi ha avuto paura può essere coraggioso. Il resto è solo incoscienza”[1].


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[1] Nardone G. (2000) “Oltre i limiti della paura”, BUR Rizzoli

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