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Ti lascio e ti cancello: il ghosting


Quando il fidanzato sparisce: il ghosting

Negli ultimi anni l’utilizzo sempre più diffuso di Internet e dei social ha radicalmente modificato il modo che abbiamo di vivere le relazioni. Soprattutto le relazioni di coppia.

Come cambia il nostro modo di innamorarci nell’era digitale?

Tutto corre più veloce, non solo le relazioni. Solo per fare un esempio, pensate alle possibilità di fare acquisti on line: basta un click e metto un oggetto nel carrello!

All’interno delle relazioni questo si traduce nel desiderio frenetico di conoscersi per non perdere eventuali altre occasioni. Tutto ciò è agevolato anche dal fatto che il numero dei contatti e delle possibilità aumenta moltissimo rispetto a quelli che ci sono nel mondo reale.

Quando avviene il passaggio dal mondo virtuale a quello reale possono verificarsi due scenari: nel migliore dei casi, se si è creato un rapporto sincero, la relazione può proseguire. Invece, se si verifica uno scarto tra le due identità, quella reale e quella virtuale, la relazione si conclude.

Oltre ad agevolare la conoscenza di altre persone e, quindi, permettere di riempire in fretta il senso di vuoto e solitudine, i mezzi di comunicazione digitale permettono anche di chiudere le relazioni con molta più facilità.

È sufficiente spegnere il telefono, bloccare la persona su whatsapp o sui social ed è fatta!

Che cosa è il ghosting?

Con il termine “ghosting” si intende una modalità unilaterale di chiudere una relazione, interrompendo totalmente e improvvisamente ogni tipo di comunicazione attraverso tutti i canali, diventando un “fantasma” e sparendo, di fatto, dalla circolazione.

Il fatto di non esistere più per l’altro, che ha eliminato ogni forma di collegamento con noi, fa intendere che forse neanche prima esistevamo per lui, perché ha cancellato ogni forma di connessione e contatto.

Questo crea, nella vittima, un grande smarrimento e un dolore molto forte, dovuto proprio alla difficoltà di poter dare un significato condiviso alla fine della relazione.

Chi è il ghoster?

Intanto ci tengo a sottolineare come il ghosting non sia una modalità legata solo ai social (il famoso “esco a prendere le sigarette…” è datato nel tempo) e non è diffusa solo tra i giovani.

Sono persone che non si assumono la responsabilità emotiva di contattare la sofferenza propria e altrui. Pensano che sia più facile lasciare senza dare spiegazioni così non entrano in contatto col proprio dolore nè con quello del partner.

Cercano, inoltre, di annullare le proprie responsabilità all’interno del rapporto e rispetto alla sua chiusura.

Questo tipo di comportamento può servire anche a preservare una buona immagine di sé sollevandoli dalla responsabilità di viversi come cattivi/aggressivi.

In realtà il ghosting è una vera e propria forma di violenza psicologica.

Cosa accade nella vittima di ghosting?

Lo choc lascia la vittima interdetta, in una reazione simile a quella di un lutto improvviso. C’è una sorta di incredulità rispetto all’accaduto e si pensa sia una crisi transitoria.

Con il tempo e il radicarsi della situazione la vittima può sviluppare un forte senso di impotenza. L’autostima subisce un netto calo, inizia a pensare di non valere nulla e può anche provare vergogna per quanto è accaduto.

La vittima inizia quindi a dubitare di tutto, anche del proprio valore, si sente “buttata via”. Nasce l’idea di non essere “abbastanza”.

Spesso inizia una vera e propria attività investigativa per scandagliare l’attività on line dell’ex partner o di amici in comune, indagini che spesso però portano soltanto a rinforzare l’idea della propria inadeguatezza.

Può nascere anche il sospetto che ci sia un’altra persona e sia quella la motivazione per cui siamo stati lasciati. Spesso questo è quasi un sollievo perché fornisce una risposta (per quanto non confermata dall’altro) al perché dell’abbandono.

Il trauma in questi casi è legato, infatti, non tanto al distacco ma alla mancanza di senso che caratterizza questa modalità di interrompere ogni rapporto e che è la parte più dolorosa da gestire.

Come reagire all’abbandono?

Una fase importante nel processo di elaborazione è quella in cui si inizia a provare rabbia. Se provo rabbia per essere stato trattato in questo modo,  inizio anche a riconoscere di avere un valore.

Può essere un processo lungo e doloroso, ma piano piano è fondamentale prendere atto di quanto è accaduto, iniziare a dargli un senso che valga per noi.

È importante accettare che non ha senso cercare risposte dove non ci sono.

In un certo senso dobbiamo “arrenderci” e accettare che, probabilmente, l’altro non ci darà mai delle risposte, perché non vuole o non è in grado di farlo.  Questo però non dipende da noi.

Fondamentale è smettere di darsi la colpa e uscire dal ruolo di vittima, ricominciando a sentirsi protagonisti della propria vita futura, anche di quella affettiva!

Importante è anche focalizzarsi su di sé, sui propri interessi e obiettivi, su ciò che sentiamo ci fa stare bene.

Ascoltare e stare nelle emozioni, anche quelle dolorose, ci aiuta a conoscerci e a dare un senso a ciò che è accaduto e a ritrovare la spinta per entrare in nuove relazioni.

E ricordiamoci sempre che per amare dobbiamo essere in due!

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