Aiutare i bambini a esprimere le emozioni | Psicologo Valsamoggia

Aiutare i bambini a esprimere le emozioni: quali strategie sono adeguate e cosa evitare per farli crescere più forti


Vedremo in questo articolo perché è così importante aiutare i bambini ad esprimere le emozioni: riconoscerle, validarle e contenerle. Queste abilità sono fondamentali, sia per una sana crescita emotiva ed affettiva, ma anche per accrescere l’autostima. Aiutano, inoltre a prevenire disturbi psicologici quali, ad esempio, lo sviluppo di dipendenze.

Spesso, anche noi adulti fatichiamo a stare in contatto con le emozioni negative (rabbia, tristezza, paura…) e finiamo per scegliere soluzioni apparentemente più facili sul momento. Pensiamo ad altro, fuggiamo da ciò che sentiamo o cerchiamo di riempire il vuoto che si è presentato in quel momento. Queste strategie, sebbene funzionino nell’immediato ci portano lontano da noi stessi e ci rendono più vulnerabili nelle difficoltà.

E con i nostri figli come ci comportiamo?

Che strategie utilizziamo per gestire e aiutarli a vivere le loro emozioni?

Ci sono diversi tipi di strategie che l’adulto può mettere in atto.

Si possono suddividere in due macro categorie:

1. inadeguate: sono quelle che fanno sentire il bambino non capito e generano in lui sentimenti di colpa e vergogna

2. adeguate: fanno sentire il bambino compreso e hanno un effetto rassicurante e calmante.

Vediamole più nel dettaglio:

Quali sono le strategie inadeguate?

1. cerchiamo di distrarre il bambino dalla sua emozione: ad es. se è triste cerco subito di impegnarlo in qualcosa che lo distolga dai suoi pensieri. Oppure è arrabbiato e lo piazzo davanti al cellulare o alla tv per farlo calmare.

Perché non è funzionale questa strategia (se ripetuta sistematicamente)?

Perché il bambino imparerà che:

  • Noi genitori non siamo in grado di gestire le sue emozioni
  • Che deve distrarsi da ciò che sente e da ciò che prova, invece di imparare che può trovare dentro di sé il modo di calmarsi.

Se ci pensate questo è anche il meccanismo che spinge alla dipendenza: trovare una soluzione immediata per placare uno stato di bisogno (che sia attraverso cibo, alcool, gioco d’azzardo, shopping ecc)

2. sgridare: può provocare in lui ulteriori emozioni spiacevoli (vergogna, senso di colpa, umiliazione…)

3. ignorare o svalutare ciò che il bambino prova: frasi come “smettila di piangere che non serve a niente” oppure “non fare la femminuccia” sono molto pericolose perché alla lunga non permettono al bambino di dare valore a ciò che prova e quindi a se stesso.

Quali sono le strategie adeguate per aiutare i bambini?

1. nominare insieme al bambino l’emozione dopo essersi chiesti cosa sta provando. Se un bambino piange perché la mamma è andata al lavoro e non sa quando tornerà, è importante dare un nome a ciò che sente. “Forse sei triste perché la mamma è andata via?”

2. Dare valore a ciò che sente: dirgli che lo capiamo, che anche a noi è capitato di sentirci così. Questa conferma e il dare valore ai suoi sentimenti gli consente di sentirsi adeguato e di costruire un po’ alla volta il senso di stima di sé.

3. possiamo cercare di trovare soluzioni e strategie per contenerlo e consolarlo, ma senza allontanarlo dall’emozione che sente. Ad es. spiegargli che la mamma tornerà dopo pranzo, che potremo chiamarla più tardi, che potrà raccontarle tutti i giochi che avrà fatto mentre lei non c’era ecc.

4. a volte non ci sono soluzioni consolatorie: ed es. se il fratello grande rompe un gioco in modo irreparabile il bambino probabilmente si arrabbierà molto! In questo caso la cosa fondamentale è rimanere insieme a lui dentro l’emozione. Questo contribuisce a creare una relazione profonda e intima, che servirà moltissimo anche nella vita di relazione adulta.

Attenzione: questo non vuole dire giustificare ogni comportamento che il bambino mette in atto; un conto è l’emozione e un conto è il comportamento. Mentre l’emozione è sempre da rispettare, il comportamento può anche essere punito se riteniamo sia il caso. Per intenderci: è giusto arrabbiarsi, ma picchiare la mamma o il papà perché mi sono arrabbiato no!

5. I bambini soprattutto se piccoli, non sanno tradurre in parole i pensieri e le emozioni, siamo noi adulti a doverlo fare per loro. È quindi più utile dire “forse sei triste/arrabbiato/spaventato…?” e ragionare insieme sul perché, invece che chiedere direttamente al bambino “cosa ti senti?” Difficilmente a questa domanda saprà rispondere e dirà semplicemente “niente!”

È quindi importante che anche noi adulti impariamo l’alfabeto delle emozioni, entrando prima in contatto con quello che è il nostro mondo interno per aiutare i nostri figli a non avere paura dei propri sentimenti e delle emozioni. Questo farà di loro degli uomini e delle donne più sicuri di sé, più forti e più sani.

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