Fobie : come riconoscerle e come trattarle Psicologo Bologna

Fobie : come riconoscerle e come trattarle


Paura, fobia o “mania”?

Sono termini usati nel linguaggio comune per indicare comportamenti caratterizzati da reazioni fisiologiche, emotive e comportamentali. In realtà definiscono situazioni molto diverse tra loro.

Vediamole nel dettaglio

Paura

La paura è un’emozione primaria, innata, funzionale alla nostra sopravvivenza. Essa si presenta in situazioni di potenziale pericolo e predispone il nostro organismo ad una reazione. Attacco o fuga. È stata quindi necessaria alla nostra sopravvivenza e lo è tuttora. La paura “sana” ci permette di riconoscere il pericolo e prepararci al meglio per affrontare un’impresa. Possiamo dire che la paura sana serve per regolare il comportamento umano e ignorare il rischio non è coraggio, ma incoscienza.

Quando la paura si attiva in contesti inadeguati, in modo continuo o in spropositato rispetto al reale pericolo possiamo parlare di paura “patologica”. Entriamo così nel contesto dei disturbi d’ansia e delle fobie, che sono, quindi, un sottoinsieme particolare delle paure.

Fobia

Una fobia è una intensa paura, incontrollata, persistente e irrazionale verso qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma che viene percepito come se lo fosse.

Quali fobie esistono?

  • Agorafobia: paura o ansia legate ad almeno due situazioni quali ad es. usare trasporti pubblici, trovarsi in spazi aperti o in spazi chiusi, ecc.
  • Sociali: legata a situazioni sociali (ad es. esibirsi o parlare in pubblico)
  • Specifiche: sono delle più varie e vanno da quelle più famose, come la paura dei ragni, degli aghi, del sangue, a quelle più strane come la fobia per gli angoli, per i bottoni o per l’ombelico

Come si reagisce alle fobie?

Solitamente reagiamo alle situazioni fobiche attraverso 3 tipi di comportamento:

1. fuga e terrore: se l’evento temuto compare all’improvviso. Se la mia fobia riguarda gli insetti, quando ne vedo uno metterò in atto comportamenti che davvero possono mettere a rischio la mia incolumità. Ad esempio salterò giù dalla macchina, anche se in movimento, se un insetto è entrato nell’abitacolo. Questo è molto diverso dal disgusto che molti di noi provano nei confronti di particolari tipi di insetti!

2. evitamento totale: se penso che si possa verificare un evento. Ad esempio, se la mia paura è quella degli uccelli posso decidere di non uscire più di casa.

3. comportamenti protettivi: se ad es. la mia paura è quella di svenire, quando vado in un locale pubblico sarò costretto a controllare dove sono le uscite, sedermi vicino ai bagni o ad una finestra.

Tutti questi comportamenti non fanno altro che rinforzare la fobia, impedendo la guarigione. È vero che producono un sollievo nell’immediato, ma confermano l’idea che ciò che temiamo sia pericoloso e, soprattutto, confermano la nostra incapacità nell’affrontarlo.

4. comportamenti ripetitivi: la persona mette in atto delle vere e proprie compulsioni per proteggersi da qualcosa di temuto. E da qui passiamo a parlare dei quelle che, nel gergo comune, spesso sono definite come manie.

“Manie” o compulsioni fobiche

Le cosiddette “manie” possono essere considerate come una sorta di compulsione fobica. Una variante del disturbo ossessivo compulsivo, che è un po’ un “concentrato” delle fobie. Questo disturbo può arrivare ad essere così invalidante da compromettere in modo grave la vita di chi ne soffre. Si struttura sulla base di comportamenti preventivi, esasperati all’eccesso, verso ciò che ci spaventa. Oppure attraverso azioni (comportamenti o pensieri) in grado di riparare qualcosa che temiamo possa essere accaduto. O anche tramite riti propiziatori rispetto a eventi che vogliamo evitare o favorire.

Facciamo un esempio: la paura dello sporco e di essere contaminati è molto diffusa (pensiamo adesso, in tempi di Covid-19). Questa paura costringe a continui lavaggi che possono occupare molto tempo della giornata. A volte, le operazioni di igiene sono fatte con prodotti aggressivi, che causano vere e proprie escoriazioni. Al termine dei lavaggi mi sento più tranquillo, l’ansia diminuisce, ma proprio a causa di questo effetto, inizialmente positivo, non riesco più a fare a meno di lavarmi. Più mi lavo e più temo di sporcarmi. Ecco il paradosso per cui da un’operazione assolutamente ragionevole e condivisibile, si arriva alla totale illogicità.

Le compulsioni su base fobica sono alimentate proprio dai tentativi che si mettono in atto per cercare di sconfiggerle. Il rituale diventa così importante che la paura di non eseguirlo è addirittura più forte della paura originaria.

Trattamento delle fobie

È sempre necessario l’intervento di un terapeuta? No, certo è possibile convivere con qualche leggera fobia. Alcune fobie possono impedire alla persona di svolgere una vita normale, di andare al lavoro, di frequentare amici e in casi estremi anche di uscire di casa. Se quindi la persona vede aumentare la propria sofferenza e diminuire la sua libertà di vita, può essere utile rivolgersi ad uno specialista.

La cura non passa attraverso la ragione: la persona sa benissimo che la sua paura è irrazionale, ma, nonostante ciò non riesce ad agire diversamente.

Il trattamento delle fobie prevede una destrutturazione graduale dei comportamenti che la persona ha messo in atto fino a quel momento, che non hanno fatto altro che mantenere e rinforzare il disturbo. Inoltre si insegna a ripristinare e mantenere un certo equilibrio che consenta di tollerare gradualmente alcune situazioni fino al completo superamento della fobia.

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