Ipocondria il disturbo del malato immaginario - Foto di un orsetto con un cerotto in fronte D.ssa Mele Vanessa

Il “malato immaginario” che soffre davvero: sintomi e cura dell’ipocondria


Ipocondria significa, dal punto di vista etimologico, “male degli ipocondri” una regione addominale che i Greci ritenevano fosse, tra l’altro, anche la sede delle emozioni, compresa la paura.

Questo disturbo, infatti, ha molto a che fare con la paura e poco con la malattia fisica. Ma questo ovviamente non significa che l’ipocondriaco non soffra davvero!

Che cosa è l’ipocondria?

L’ipocondria è un disturbo che porta, a preoccuparsi in modo eccessivo di avere o contrarre una grave malattia.

Possono essere presenti sintomi somatici e in questo caso il DSM V classifica il disturbo come “disturbo da sintomi somatici”.

Possono anche non essere presenti sintomi somatici (o essere presenti in forma lieve) e in questo caso si parla di “disturbo da ansia di malattia”.

Quali sono i sintomi?

In entrambi i casi i disturbi che devono essere presenti da almeno 6 mesi, si caratterizzano per:

  1. elevato livello di ansia riguardo alla salute
  2. messa in atto di comportamenti eccessivi legati al proprio stato di salute, come controllare continuamente il proprio corpo La quantità di tempo e di energie che si dedica a queste attività è eccessiva (può occupare anche qualche diverse ore al giorno nei casi gravi)
  3. se sono presenti dei sintomi la persona è costantemente preoccupata rispetto alla gravità degli stessi
  4. può esserci un preoccupante evitamento di tutto ciò che ha a che fare con la propria salute. La persona quindi, per paura di scoprire di avere una malattia evita di fare anche i normali controlli medici.
  5. Sempre più diffusa è poi l’abitudine di ricercare informazioni online riguardo alla propria salute. Questo nel tentativo di rassicurarsi, ma accrescendo, in realtà, sempre di più l’ansia. Questa dinamica prende il nome di cybercondria ed è causata proprio dalla possibilità che il web offre di analizzare ogni minima sensazione fastidiosa o anomala, ma fornendo spesso risposte non esaustive o fuorvianti.

Ciò che favorisce il mantenersi del disturbo è soprattutto la mancanza di consapevolezza (almeno iniziale) rispetto alle cause psicologiche del problema.

Cosa fa l’ipocondriaco?

Questo disturbo può portare chi ne soffre a sottoporsi a continue visite e controlli, anche invasivi per cercare riscontro ai propri sintomi. Spesso non è sufficiente un solo consulto a rassicurare perché, se il medico non conferma la propria idea di malattia, possono pensare che forse si è sbagliato, che magari la loro è una malattia così rara da non essere stata riconosciuta ecc.

Le rassicurazioni mediche non sono sufficienti o comunque la tranquillità del paziente dura qualche ora o qualche giorno per poi esplodere in una nuova ansia o preoccupazione. E così continuano nel pellegrinaggio da uno specialista all’altro con grande dispendio di energie, tempo e soldi. Questo porta a risvolti negativi nella propria vita sociale, familiare e nelle relazioni con gli altri.

Anche i familiari spesso sono coinvolti nel tentativo che la persona fa di cercare rassicurazione. Le richieste di conforto però sono continue e possono mettere a dura prova chi si trova a convivere con chi soffre di questo disturbo.

Perché ci si ammala di ipocondria?

Ovviamente, le cause variano da individuo a individuo. È comunque possibile fare delle considerazioni generali sul perché alcune persone sviluppino proprio questo tipo di disturbo.

La tendenza a preoccuparsi eccessivamente delle malattie può derivare dalla storia della persona, da esperienze negative rispetto alla salute propria o dei propri familiari e conoscenti. Essere cresciuto in una famiglia in cui ci sono stati lutti causati da malattie può favorire l’insorgenza di questo disturbo. Oppure può essere dovuta ad un evento traumatico che mette a rischio la vita della persona.

Persone che sentono la necessità di mantenere il controllo possono incappare più facilmente in questo disturbo.

Un aspetto importante riguarda la relazione tra corpo e immagine di sé. L’ipocondriaco si percepisce come persona fragile, debole, che fatica a controllare i propri stati emotivi. Ecco che allora diventa importante agire su questo piano per aiutare la persona a modificare una percezione distorta di sé e migliorare la sua autostima e il suo senso di efficacia.

Come si cura?

Fondamentale è l’intervento di uno psicoterapeuta che dovrà, nel tempo:

  1. Aiutare il paziente a rinunciare al “Dott. Google” evitando di verificare sul web ogni possibile sintomo fisico;
  2. Spiegare al paziente come funziona il meccanismo dell’ipocondria attraverso interventi di psicoeducazione;
  3. Ricondurre i significati di malattia al disagio psichico che nascondono;
  4. Lavorare sul senso che ha per lui lo status di malato e sull’accettare che, inevitabilmente come esseri umani siamo destinati alla morte. Questo permette al paziente, gradualmente, di riappropriarsi della gioia di vivere.

Cosa possono fare i familiari?

Oltre ad essere molto pazienti possono intervenire attraverso due comportamenti molto utili:

  1. Non liquidare le richieste del malato con frasi del tipo “stai tranquillo, non hai niente”. È importante invece riconoscere che la persona sta davvero male, anche se non nel senso crede lui, e provare a suggerire di farsi aiutare da uno psicoterapeuta.
  2. Cercare di limitare al massimo i discorsi incentrati attorno ai sintomi e alle malattie. Questi non fanno altro che amplificare il disturbo, fornendogli una sorta di cassa di risonanza. Ciò che si può fare è accogliere l’ansia che la persona ci porta, ma senza convalidare le preoccupazioni sulla salute.