La paura aumenta la paura-Mele Vanessa Psicoterapeuta Bologna

La paura aumenta la paura


Come funziona la nostra mente quando ci troviamo a valutare una situazione di pericolo?

Come in tanti altri contesti valutativi, attiviamo delle “scorciatoie di pensiero” che ci portano a non essere né obiettivi né realistici nelle nostre valutazioni. Questi meccanismi, tecnicamente chiamati “euristiche”, scattano in modo automatico, al di fuori della nostra consapevolezza e al di là del ragionamento logico, per farci prendere decisioni in modo rapido e con il minimo sforzo.

Come valutiamo il pericolo?

 La percezione del pericolo dipende da:

1. quanto controllo posso esercitare sugli eventi (nel caso di un virus come questo, invisibile e potenzialmente letale, possiamo dire che il controllo è veramente molto basso)

2. quanto volontariamente ho deciso di affrontare una situazione rischiosa

3. quanto gravi sono le conseguenze (essendo potenzialmente letale le conseguenze possono essere definite piuttosto funeste)

4. la frequenza di esposizione ad un evento e l’impatto emotivo che un evento ha su di noi.

Quest’ultimo punto in particolare richiama una delle scorciatoie citate prima, chiamata euristica della disponibilità[1]. Tale meccanismo ci porta a stimare la probabilità di un evento sulla base della disponibilità di una informazione che abbiamo in memoria e dell’impatto emotivo di questo ricordo piuttosto che sulla reale probabilità oggettiva che l’evento capiti. Un esempio classico è quello dell’incidente aereo: ha un notevole impatto emotivo sulle persone che quindi lo ricordano bene e sono portate a sovrastimarne la frequenza rispetto agli incidenti stradali.

Se ci pensiamo, inoltre, la macchina è qualcosa che utilizziamo tutti i giorni, sulla quale sentiamo di avere direttamente un buon controllo (a differenza di un aereo) e anche questo ci porta a sottovalutarne il rischio.


[1] Amos Tversky e Daniel Kahneman 1973, “Availability: A heuristic for judging frequency and probability”

Come agisce tutto questo su di noi, in questo momento?

Provate ora a pensare all’impatto emotivo dell’epidemia di COVID-19 in corso e al bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti. Potete ben capire come questo, inevitabilmente e quotidianamente, ci porti a valutare la situazione come molto rischiosa e contribuisca a creare una crescente sensazione di pericolo che influenza, a sua volta i meccanismi di percezione e memoria.

 La paura ci può attivare in diversi modi: ci può paralizzare oppure mobilitare affinchè cerchiamo delle possibili soluzioni. Ad esempio, possiamo provare a recuperare informazioni rassicuranti sui mezzi di comunicazione, cosa che risulta però ad oggi particolarmente difficile, anche a causa di una sorta di enfatizzazione o “spettacolarizzazione della sofferenza” che i canali di informazione purtroppo ci propongono.

La diffusione delle “fake news” poi, complica ulteriormente il tutto, rendendo ancora più difficile un’analisi realistica delle informazioni, a causa del forte impatto emotivo e della nostra scarsa capacità di valutazione oggettiva del rischio.

Attenzione: non sto dicendo che il pericolo non sia presente, ci mancherebbe! Vorrei sottolineare però come, una percezione distorta di tale pericolo, possa essere più dannosa che protettiva.

E così il circolo vizioso comincia: più cerco informazioni per rassicurarmi e più il mio ricordo si attiva e sarà presente ed emotivamente vivo e la mia paura aumenterà. La paura e l’ansia agiscono sui nostri meccanismi di percezione e memoria e ci portano poi a filtrare le informazioni, ad esempio facendo sì che a consideriamo solo quelle più catastrofiche e allarmanti. Queste infatti confermano quanto io già temo e si connettono meglio allo stato di agitazione che provo. E nei casi peggiori, l’ansia si trasforma in panico, depressione aggressività, chiusura o paralisi.

La paura è sempre negativa?

La paura è una delle emozioni di base, utile quindi dal punto di vista evolutivo perché è funzionale alla sopravvivenza dell’individuo e della specie.

Se nelle dosi giuste.

Per questo motivo è bene seguire le indicazioni fornite dagli organi ufficiali per evitare il contagio, imparare a “scremare” le fonti non ufficiali, magari riducendo il tempo passato a guardare programmi che offrono in diretta l’aggiornamento del numero dei contagiati e di ogni nuovo decesso.

Quindi: noi non siamo esseri razionali, ma ogni tanto dobbiamo ricordarcelo per poter fare delle analisi che non siano basate solo sulle emozioni, ma anche sui dati reali.

Questo è fondamentale per non trasformare la paura in panico che può diventare incontrollabile, disfunzionale e fortemente dannoso.

Ricordiamoci che “La paura del pericolo è mille volte più terrificante del pericolo stesso!”