La valutazione del danno psichico | Psicoterapeuta Bologna Vanessa Mele Valsamoggia Anzola Emilia

La valutazione del danno psichico: il ruolo dello psicologo


Vediamo di seguito cosa si intende per danno psichico e come viene valutato

Il danno, inteso in senso generale come “lesione di un bene giuridico a seguito di un fatto illecito” è suddiviso in:

  • patrimoniale: è un danno economicamente calcolabile secondo parametri oggettivi che permettono di restituire lo stesso bene o un bene uguale a quello di cui poteva godere il soggetto prima che il fatto illecito fosse compiuto. 
  • non patrimoniale: fa riferimento invece al danno che un soggetto soffre in seguito alla lesione o violazione di valori inerenti la personalità umana, che va al di là degli aspetti economici, ma che può comunque essere risarcito nei casi previsti dalla legge (ex art. 2059 c.c.).

Che cosa è il danno non patrimoniale?

Nel 2003, con le cosiddette Sentenze Gemelle, la Cassazione divide il danno non patrimoniale in:

  • Morale: è la sofferenza soggettiva causata dal fatto lesivo in sé, che non sempre arriva ad alterare l’equilibrio interno della persona e le modalità di relazionarsi con l’esterno. Non incide quindi in modo permanente sulla salute psichica (Cass. Sentenza nr. 1716 del 2012).
  • Esistenziale: il danno esistenziale scaturisce dalla lesione dei diritti costituzionalmente garantiti. E’una “perdita di chance”, di possibilità. L’attività che non si può più realizzare è compresa tra le attività realizzatrici della persona, tutelate giuridicamente (ad esempio una donna che, in seguito ad un intervento sbagliato, non può più avere figli)
  • Biologico (in cui è compreso il danno psichico): è la lesione della salute mentale.

Nel 2008 però, le cosiddette Sentenze di San Martino, hanno configurato il danno non patrimoniale come una categoria unica, non suscettibile di essere suddivisa in sottocategorie. Tuttavia, per adeguare il risarcimento alla specifica situazione, si fa riferimento al concetto di “personalizzazione del danno”.

Questo significa che si ricercano dei criteri per adeguare la valutazione al caso specifico, senza suddividere però necessariamente il danno in più voci. Comunque, il dibattito sulla presenza e sulla possibilità di risarcimento del “danno esistenziale” nel nostro ordinamento risulta, ad oggi, ancora aperto.

Che cosa è il danno psichico?

E’ l’ambito in cui, in modo specifico, viene coinvolto uno psicologo. Tale tipo di danno rientra nella categoria del danno biologico. Si differenzia dal danno fisico perché non ha una manifestazione organica tangibile.

Il danno psichico si può definire come la alterazione o la lesione del funzionamento psichico di una persona che si verifica in seguito ad un fatto illecito.

La condizione patologica in cui il soggetto si viene a trovare è causata dal reato, senza il quale, probabilmente, non si sarebbe verificata, o comunque non in quel modo.

E’possibile, tuttavia, che esistesse, prima del reato, una condizione predisponente. Oppure che si siano verificate particolari condizioni a corredo del trauma, che ne hanno agevolato o amplificato gli effetti.

La reazione che ciascuno di noi può avere rispetto ad uno stesso trauma è diversa. Essa dipende da vari fattori: in parte dalla personalità, in parte dal supporto dell’ambiente.

Come avviene la valutazione?

Secondo quanto afferma l’art. 2043 del Codice Civile: “Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno“.

La valutazione effettuata dallo psicologo serve, dunque, per accertare se il danno è direttamente connesso al fatto illecito. In tale caso la vittima ha diritto di richiedere un risarcimento. La quantificazione del danno può essere effettuata anche dallo psicologo* ma comunque spetta al Giudice quantificarlo in termini monetari

La valutazione del danno psichico deve considerare diversi aspetti. Che apporto ha avuto il trauma nella condizione attuale? Tale condizione si sarebbe verificata comunque, a prescindere del fatto illecito? In questo senso vengono considerati anche gli aggravamenti di una condizione psicopatologica preesistente.

Lo psicologo deve, quindi, individuare e descrivere se e in che misura l’evento lesivo abbia prodotto nella persona delle alterazioni significative e psicopatologiche. In particolare se si sono verificate compromissioni nel suo funzionamento cognitivo, affettivo, relazionale e sociale.

A questo scopo è fondamentale procedere attraverso un dettagliato percorso psicodiagnostico (in cui di fondamentale importanza è l’utilizzo di test) e clinico.

Bisogna inoltre valutare se si sono create delle limitazioni alle possibilità realizzatrici della persona, che rappresentano un peggioramento e, quindi, un danno rispetto alla situazione precedente il fatto lesivo.

E’ importante comunque precisare che una condizione di sofferenza in sé non dimostra il danno, il quale si configura solo in seguito ad un reato.

Gli ambiti in cui più frequentemente viene richiesta una valutazione per danno psichico sono le seguenti:

  • lutto
  • menomazione fisica
  • danno estetico
  • danno alla sfera sessuale
  • mobbing
  • stalking

* Linee guida per l’accertamento e la valutazione psicologico-giuridica del danno alla persona dell’Ordine degli psicologi del Lazio

La valutazione del danno psichico: il ruolo dello psicologo. D.ssa Psicologa e Psicoterapeuta Mele Vanessa