Ortoressia: l’ossessione per il mangiar sano che fa ammalare. Il termine indica, un’ossessione patologica verso il cibo sano e biologico. Parliamone con la D.ssa Mele Vanessa Psicologa a Calcara Valsamoggia e Anzola Bologna

Ortoressia: l’ossessione per il mangiar sano che fa ammalare


Quanti di noi leggono le etichette dei cibi che comprano e stanno attenti agli ingredienti che li compongono, a come sono prodotti e conservati?

Sicuramente una buona percentuale. E questo, entro certi limiti, è sicuramente una buona abitudine. Ci sono persone che però fanno di tutto questo una vera e propria ossessione, per cui l’attenzione eccessiva per una sana alimentazione finisce per farli ammalare. Questo disturbo si chiama ortoressia.

L’ortoressia si sta diffondendo negli ultimi anni soprattutto nei Paesi occidentali. Il termine indica, appunto un’ossessione patologica verso il cibo sano e biologico che porta a significative restrizioni alimentari.

Cosa lo distingue dagli altri disturbi alimentari?

Nell’ortoressia non ci sono la preoccupazione e paura di ingrassare, né una distorta percezione del peso e della forma del corpo, come nell’anoressia o nella bulimia. In questo caso, l’ossessione è per la qualità del cibo ingerito.

Cosa caratterizza la persona che soffre di ortoressia?

  1. Pensiero costante, ossessivo, rivolto al cibo. La persona ortoressica può spendere anche 3-4 ore al giorno pensando al cibo da consumare e a come cucinarlo.
  2. Ogni alimento viene valutato attentamente attraverso una meticolosa lettura dell’etichetta. Scartano, ad esempio, tutti i cibi che contengono conservanti, coloranti. Oppure i cibi OGM, quelli troppo ricchi di zucchero, di sale, o derivanti da animali non allevati in modo naturale. Anche i cibi contenuti in confezioni di plastica o alluminio sono scartati per paura che siano contaminati
  3. Preparazione dei cibi attraverso metodi di cottura che non risultino “nocivi” per la salute. Sono preferiti utensili in legno o ceramica, che “non rilasciano sostanze tossiche” negli alimenti.
  4. La persona prova grande soddisfazione se riesce a seguire le regole che si è autoimposto. Grandi sensi di colpa in caso contrario e ulteriori restrizioni alimentari per gestire gli stati d’ansia causati dalla mancata adesione alle regole

Il paradosso che questa patologia genera è che più si cerca di mangiare sano e più le restrizioni alimentari generano carenze nutrizionali, difficoltà relazionali e notevoli problemi psicologici.  

Correlazione con altri disturbi

È frequente la correlazione con tendenze ipocondriache. Quando la persona pensa di aver ingerito cibo contaminato può sviluppare malesseri fisici (nausea, mal di pancia…). Nei casi più gravi si può arrivare anche a vere e proprie condizioni deliranti nelle quali la persona teme di essere avvelenata dal cibo.

Quali sono le conseguenze di questo disturbo?

Possiamo riscontrare tre macro categorie di problemi.

1. Sviluppo di problemi fisici in seguito alle carenze nutrizionali (osteopenia, bradicardia, anemia…)In casi estremi la persona può decidere addirittura morire di fame piuttosto che cibarsi di alimenti “non puri”. (caso di Kate Fin morta per ortoressia)

2. Problemi a livello relazionale e sociale. Queste persone si autoimpongono un isolamento per portare a termine i rigorosi rituali alimentari. La percezione distorta delle abitudini alimentari e il valore ad esse attribuito porta a sviluppare una sorta di fanatismo alimentare. Provano un vissuto di superiorità nei confronti degli altri e un vero e proprio disprezzo verso chi non segue lo stesso regime alimentare. Le conseguenze sono una profonda solitudine e deprivazione affettiva.

3. Problemi psicologici. Il rigore alimentare nasconde un ideale di purezza e perfezione che provoca piacere se la persona riesce a seguire scrupolosamente le rigide regole che si è imposta. L’autocontrollo produce soddisfazione, accresce l’autostima collegata al senso di controllo sulla propria vita. Al contrario, genera disgusto, senso di colpa, frustrazione se non riesce a seguire le regole e ingerisce cibo considerato contaminato.

Quanto è diffuso questo disturbo?

I dati del Ministero della Salute riportano 300.000 persone affette da ortoressia, con una maggiore prevalenza tra gli uomini (11, 3% rispetto al 3,9 % delle donne).

Come affrontare questo disturbo?

Importante è un intervento multidisciplinare che coinvolga l’aspetto psicologico e quello alimentare

1. la diagnosi non è facile perché spesso questo disturbo viene confuso con un semplice desiderio di mangiare sano.

2. quando la persona diventa consapevole può accettare le cure perché il suo desiderio profondo è proprio quello di essere sana.

3. importante è lavorare sulle ossessioni e sull’attribuzione di significato che viene dato al cibo e all’alimentazione. L’obiettivo è ricondurre il cibo ad una visione più realistica.

4. fondamentale è lavorare sul senso di inadeguatezza nascosto dietro alle ossessioni, sulla scarsa autostima spesso presente, sui vissuti depressivi.

Se ti interessano altri articoli sul comportamento alimentare clicca qui: https://psicobologna.it/pane-amore-e-psiche/