Pane amore e...psiche. Da cosa dipende il nostro gusto? Psicolog Calcara

Pane, amore e…psiche


Pane amore e psiche.
Vi sarà capitato di sedervi al ristorante con amici o parenti e ordinare tutti qualcosa di diverso. Ecco la prova che non c’è niente di più personale, soggettivo e anche controverso del nostro palato.


Da cosa dipende il nostro gusto?

Da molteplici fattori:

1. dalla nostra storia e i nostri ricordi (la torta di mele che ci preparava la nonna, il profumo del pane del fornaio sotto la casa di quando eravamo piccoli…)

2. dal contesto culturale e sociale in cui viviamo

3. dalle esperienze precoci (già nella vita intrauterina siamo sensibili ai sapori del cibo che mangia nostra madre)

4. dalla nostra propensione a ricercare un certo tipo di percezione/sensazione.

Rispetto a quest’ultimo punto, cito una ricerca effettuata da Marvin Zuckerman all’Università del Delaware[1] che individua nelle scelte dei cibi alcuni tratti di personalità. Chi ama ricercare esperienze nuove, emozionanti, forti (i cosiddetti “sensation seekers”) preferisce solitamente cibi forti e speziati. Chi invece preferisce situazioni routinarie e conosciute predilige sapori delicati e dolci.

Ma perché iniziamo e smettiamo di mangiare?

Da quando nasciamo sperimentiamo un meccanismo di fame e sazietà che ci porta a mangiare quando sperimentiamo una deprivazione di cibo e a fermarci quando al contrario, abbiamo ingerito cibo a sufficienza. Questo meccanismo sembra molto semplice. Quali fattori possono entrare in gioco a sbilanciare questo equilibrio?

Cibo e stress

Nei periodi di tensione spesso tra i tanti rapporti che si modificano (familiari, lavorativi…) anche quello con il cibo subisce delle alterazioni.

La fisiologia dello stress comporta un rallentamento delle funzioni digestive, che giustificano un ridotto appetito. Alcune persone infatti, sotto stress, non riescono a ingerire quasi nulla.

E’vero però anche il contrario: ci sono persone che sotto stress invece non riescono a smettere di mangiare. E mangiano soprattutto cibi consolatori, ricchi di zuccheri e grassi. L’aumento di insulina nel sangue in condizioni di stress cronico può giustificare la sensazione di non essere mai sazi e la predilezione per il cosiddetto confort food.

Cervello e piacere

Dobbiamo tenere presente un atro fattore: mangiare qualcosa di gustoso genera nel nostro cervello un piacere immediato che può monopolizzare totalmente la nostra attenzione e farci distrarre da ciò che stavamo facendo. Facciamo un esempio. Ci sono persone che, di fronte a determinati dolciumi, non riescono a trattenersi finchè non hanno terminato il pacchetto. E se ne accorgono solo quando il pacchetto è terminato, come in una sorta di “trance”. Questo accade perché si crea un vero e proprio condizionamento, dovuto al ripetersi dell’esperienza di piacere provata e al senso di appagamento.

Il nostro cervello si ricorda bene le azioni che portano piacere e tendiamo a ripetere con sempre maggiore frequenza ciò che ce lo provoca. Così inneschiamo delle vere e proprie routine, difficili da disinnescare perché agiscono in automatico, cioè sotto la soglia della consapevolezza. Inoltre, la soglia del piacere piano piano si innalza e avremo bisogno di cibi sempre più gratificanti per provare la stessa sensazione di benessere.

Esatto, si crea una vera e propria assuefazione!

Ora, è giusto precisare che, entro certi limiti queste abitudini alimentari sono presenti più o meno in tutti noi e riusciamo a gestirle mantenendo un sano equilibrio.

Talvolta però capita che il cibo “prenda il posto” di qualcosa d’altro: bisogno di affetto, di attenzione, illusione di controllo su di noi e sul mondo che ci circonda.

Ecco che questo rapporto distorto può trasformarsi in una vera e propria patologia. Tra queste, solo per citarne alcune, ricordo: anoressia nervosa, bulimia, binge-eating, ortoressia.

Nei prossimi articoli ci addentreremo in queste patologie, per analizzarle nel dettaglio, nelle loro caratteristiche manifeste, ed entrando, in punta di piedi, anche nell’interiorità di chi ne soffre.

Leggi qui per approfondire il tema dell’ortoressia: https://psicobologna.it/ortoressia-lossessione-per-il-mangiar-sano-che-fa-ammalare/
Pane amore e…psiche. Pane amore e…psiche. Pane amore e…psiche


[1] M.Zuckerman: “Behavioral Expressions and Biosocial Bases of Sensation Seeking”, Cambridge University Press, 1994