A bocca chiusa: l’anoressia tra rifiuto del cibo e ricerca dell’identità. Come si manifesta l’anoressia? Psiche e cibo Psicologa a Calcara

A bocca chiusa: l’anoressia tra rifiuto del cibo e ricerca dell’identità


L’anoressia nervosa, come gli altri disturbi dell’alimentazione, è un disturbo a prevalenza nettamente femminile.

Ne soffre circa lo 0,3-0,5% delle persone. Si stima però che, nel corso della vita, fino al 2% delle donne si ammali di anoressia nervosa e il 4% di bulimia nervosa. Inoltre, quasi il 10% delle ragazze in età a rischio (tra i 15 e i 25 anni) soffre di un disturbo alimentare “parziale” o “subclinico”. Ciò significa che sono presenti solo alcuni dei criteri dell’anoressia o della bulimia, anche se il quadro che si presenta necessita comunque di attenzione clinica.

Come si manifesta l’anoressia?

Principalmente attraverso 3 caratteristiche:

1. restrizione nell’assunzione di calorie, in relazione alle necessità, che porta a peso corporeo significativamente basso, inferiore al minimo normale

2. intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi; oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso.

3. alterazione del modo in cui viene vissuto il peso o la forma del proprio corpo che influenzano l’autostima. Inoltre, spesso manca la capacità di riconoscere la gravità della propria condizione di sottopeso.

Ci sono due forme di anoressia:

1. con restrizioni, nel quale, negli ultimi 3 mesi la persona non ha avuto ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di autoeliminazione (vomito autoindotto, uso di lassativi, diuretici ecc..)

2. con abbuffate e condotte di eliminazione

Ciò che distingue l’anoressia da altri problemi psicologici è che il comportamento del rifiuto del cibo è un sintomo per così dire “più volontario” rispetto a ciò che accade in altri disturbi. Ad esempio, in un attacco di panico chi lo vive non mette in atto un comportamento volontario. Il rifiuto del cibo invece è qualcosa che chi soffre di anoressia “sceglie” per così dire, di fare.

Ma perché una ragazza smette di mangiare?

Solitamente l’inizio è insidioso, una semplice dieta per perdere qualche kg. Poi però, mentre la maggior parte delle persone si ferma, alcune non riescono dire basta. E vedere il peso che diminuisce sulla bilancia o i vestiti che diventano sempre più larghi diventa una fonte di piacere, di gratificazione enorme.

Perché queste persone desiderino arrivare all’emaciazione non è chiaro neanche a loro. Probabilmente la motivazione che le spinge a privarsi quasi totalmente del cibo è  poter dire finalmente un NO!

Chi è la paziente anoressica?

Le pazienti anoressiche molto spesso sono state bambine modello, che hanno sempre cercato di adeguarsi alle richieste dell’altro, che non hanno mai dato fastidi o problemi nell’infanzia.

Hanno però sofferto di un senso di inefficacia personale dovuta al fatto di non esprimere mai un proprio desiderio, ma di assecondare sempre ciò che pensano siano i desideri dell’altro.

E dire no al cibo serve per definire la propria identità. La dieta serve proprio a fornire loro un senso di efficacia.

Ecco però la trappola, e anche il paradosso di questa patologia

Nel tentativo di emanciparsi dalla propria famiglia in realtà mettono in atto un comportamento che le fa “regredire” allo status di bambina piccola, indifesa, che “non è neanche capace di alimentarsi da sola”.

In questo modo mantengono e anzi rinforzano il loro legame e, oserei dire la dipendenza dalla propria famiglia.

L’importanza della famiglia

La stretta relazione tra cibo, mondo degli affetti e delle emozioni e delle relazioni è uno dei fattori che può aiutare a capire l’origine dei disturbi del comportamento alimentare. È fondamentale sottolineare come le cause di questi disturbi siano di tipo multifattoriale, comprendendo fattori di rischio familiari (ad esempio altri casi in famiglia), individuali e legati al contesto sociale e familiare.

Mi preme soffermarmi in particolare sul ruolo della famiglia per fare chiarezza su quanto spesso si sente dire: cioè che se una figlia diventa anoressica la colpa è della madre. Questo assolutamente è un luogo comune dal quale desidero prendere le distanze, ribadendo come sia la rete di relazioni in senso più lato (anche andando indietro nelle generazioni) a facilitare (non a determinare!) lo sviluppo e il mantenimento di una determinata patologia.

Le famiglie delle pazienti anoressiche sono abbastanza “normali” potremmo dire, con i normali problemi che una famiglia al giorno d’oggi potrebbe incontrare. I genitori spesso sono molto attenti e accudenti nei confronti dei figli.

Ciò che favorisce l’insorgere in adolescenza di un disturbo alimentare è la fortissima competizione interna che si ritrova in queste famiglie, oltre a una carenza cronica di conferme. Ciò che importa è avere successo, essere determinati, impegnarsi molto, anche se difficilmente verrà riconosciuto dalla famiglia stessa. Questi sono valori che vengono espressi nelle comunicazioni dirette e indirette all’interno di queste famiglie.
E le pazienti anoressiche combattono in famiglia con armi che sono molto apprezzate: l’impegno e la determinazione, il fatto di essere le migliori in qualcosa. Peccato che l’obiettivo che si sono date possa portare a conseguenze gravissime per la salute.

Per usare le parole della Prof. Valeria Ugazio: “Le pazienti anoressiche fanno un bel regalo in una carta brutta”.

La famiglia è molto importante anche nel processo di cura.

Intanto nel riconoscere che è presente un problema e quindi nel sostenere la paziente ad accettare l’aiuto di un professionista. I familiari possono essere anche coinvolti nel processo di cura, affinché siano modificate le dinamiche disfuzionali che contribuiscono a mantenere il problema.

Quali sono gli effetti della malnutrizione a livello fisico?

Solo per citarne alcuni:

  • dolori addominali
  • scarsa tolleranza al freddo
  • stipsi
  • bradicardia
  • mancanza di energia
  • può esserci una erosione dello smalto dei denti in chi si provoca il vomito. Inoltre, in queste pazienti spesso si riscontrano calli o cicatrici sul dorso delle mani causate dallo sfregamento contro i denti

Le difficoltà si manifestano però anche a livello psicologico, sociale cognitivo.

Tra i sintomi principali sono infatti frequenti:

  • Ansia
  • Depressione
  • Irritabilità
  • Sbalzi del tono dell’umore
  • Isolamento sociale
  • Difficoltà di concentrazione e di ragionamento

Il trattamento

Il trattamento dell’anoressia è di tipo multidisciplinare. È fondamentale un percorso psicologico che aiuti la paziente a modificare il proprio vissuto di inadeguatezza, di scarsa autostima e a trasformare le convinzioni legate al peso e al cibo. Parallelamente serve anche un percorso psiconutrizionale che sostenga la persona nel riprendere ad alimentarsi in modo sano.

Se sei interessato ai disturbi dell’alimentazione ti possono interessare anche i seguenti articoli: https://psicobologna.it/ortoressia-lossessione-per-il-mangiar-sano-che-fa-ammalare/ oppure https://psicobologna.it/pane-amore-e-psiche/